die kurze ausgesprochene "e" typisch von Genua
Explanation:
Hier kann mann die Ausprache von Testa hoeren. http://www.zeneize.net/ziardua/funulugiamp3/suoniitaNS.html
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Also hier ich wuerde sagen Geschlossene kurzvokale 'e' AUSPRACHE von E un O Offiziell gibt es Ausspracheregeln zu diesen beiden Vokalen, in der Praxis sind die regionalen Unterschiede aber sehr groß. Im Italienischen gibt es offene und geschlossene Vokale. Nur das „e“ und das „o“ gibt es in beiden Formen. Eine 100% Regel für die Verwendung offener oder geschlossener Vokale gibt es nicht, wegen der regionalen Unterschiede.
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Trovato TRATTATO D’ORTOGRAFIA GENOVESE ( poesie di Martino Piaggio 1887) CAPO PRIMO Dell’Alfabeto genovese e sua pronunzia. [...] 2° La e si pronuncia regolarmente stretta, fuorché innanzi all’r cui segua un’altra consonante, come: erba, erba, persa, maggiorana, inverso, rovescio, ecc. Posta innanzi alle consonanti duplicate f l s t, ed anche a st, ha un suono irregolare, pronunziandosi in molte parole stretta e in molte larga. Non potendosi dare intorno a ciò una regola determinata, si segnerà l’e larga coll’accento grave in quelle parole le quali pronunziandosi con e stretto hanno un significato totalmente diverso, come: pesta, pèsta; testo, tèsto; letto, lètto, ecc [...] 5 L’o, alla stessa maniera dell’e, ha pur due suoni come nella lingua italiana, l’uno aperto o largo, e l’altro chiuso. Non potendosi neppure in ciò dare una regola fissa, si segnerà l’o largo coll’accento grave in quelle parole che pronunziate coll’o stretto variano totalmente il significato, come: botte o bòtte, ecc botto, balzo, bòtto, quel nòcciolo più grosso degli altri di cui si servono i fanciulli giuocando alle caselle (càllai). CAPO II Degli Accenti. Gli accenti del dialetto genovese sono quattro: acuto (´), grave (`), circonflesso (^) e dieresi ossia trema (¨). L’accento acuto si mette soltanto sulla e in fine d’una parola, e serve a rendere la stessa parola tronca e a stringere la pronunzia dell’e, come: perché, poiché, zacché, a l’é coscì, la cosa e così. Il grave fa lo stesso uffizio che in italiano, cioè allarga la vocale cui vien sovrapposto; e ciò avviene nelle lettere e o, quando trovansi in mezzo della parola, come abbiamo già visto. Messo in fine d’una parola che finisca per vocale, tronca seccamente la parola, come: pappà, caffè, coscì, xabò, virtù. Notisi che la pronunzia dell’ù sarà sempre alla francese. Il circonflesso ha nel nostro dialetto lo stesso valore che nella lingua francese, cioè strascica la vocale a cui vien sovrapposto, così andâ, pappê, staffî, ecc., si pronunciano come se fossero scritte andaa, pappee, staffii, ecc. - L’ô si pronunzia stretto tanto in mezzo delle parole quanto in fine di esse, come: gôa, demôa, amô, sô, dottô. - L’û, come ho detto di sopra nel Capo I, si pronuncierà come l’u francese, non però strascinato quando sarà in mezzo della parola, come dûbbio, mûtto, sciûto, pûa, polvere; e strascinato quando sará in fine di essa, come: mû, cû, pittamû, pittima, spilorcio. La dieresi ossia trema fa i seguenti quattro uffizi: 1° Ora serve a sciogliere il dittongo in poesia, come nella lingua italiana Esempio: E ro söave e fresco ventixêu O dixeiva: dormï, dormï figgiêu, E i venticelli dibattendo l’ali Lusingavano il sonno dei mortali. (Trad. della Ger. lib); 2° Ora serve a strascinare la vocale a cui vien sovrapposta senza però alterarne il suono naturale, come in bägio, sbadiglio, pëtene,pettine, pämïa, palamìta, püta, poltiglia ecc. - Si eccettua l’ö, il quale tanto nel mezzo delle parole quanto in fine di esse, si pronunzia sempre largo e strascicato, come: fö, farò, dö,darò, ûn pö, un poco, töa, tavola, föa, favola, scöso, grembo, ecc. - Nelle due pro*posizioni articolate cö, col, sciö, sul, e nel pronome lö,eglino o loro, si pronunzia stretto; 3° Ora serve a distinguere il significato della parola, o il tempo del verbo. Distingue il significato della parola nel pronome lö, loro, nelle prep. art. cö, col, sciö, sul, sciä, sulla, pë,per lo*, e nei verbi pä, pare o sembra, dö, darò, fö, farò, sö, sarò, sä, sarà, diä, dirà, le quali voci tutte se invece fossero segnate coll’accento circonflesso, lô, cô, sciô, sciâ, pê, pâ, dô, fô, sô, sâ, diâ, sarebbero tanti nomi sostantivi equivalenti a lupo, colore, fiore o signore, ella o signora, piede, paio, dolore, fragore, sole, sale, ditale. Distingue il tempo del verbo in alcune terze persone del singolare, del futuro della prima congiunzione*, le quali scritte coll’accento circonflesso diverrebbero tempo presente dell’infinito, così: dä, fä, stä, mangïäecc. valgono darà, farà, starà, mangerà ecc.; dâ, fâ, stâ, mangiâ ecc., valgono dare, fare, stare, mangiare; e nelle seconde persone del plur. del pres. dei modi indicativo, imperativo e congiuntivo della 4ª coniugazione, come: voî sentï, gödï, maledï, ecc., voi sentite, godete, maledite, ecc., le quali segnate coll’accento circonflesso diventano esse pure tanti modi infiniti: sentî, gödî, maledî, ecc., sentire, godere, maledire, ecc. http://www.zeneize.net/ziardua/magister/casaccia87.html Ergo in questo contesto non si fa riferimento alla dieresi.
| Inter-Tra Italy Local time: 12:29 Works in field Native speaker of: Italian PRO pts in category: 6
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