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Russian » Italian - 3 finalists


Евгений Евтушенко. Четвертая Мещанская. 371 words
Вечером следующего дня мы встретились со Степаном на стадионе; билеты мы покупали заранее,— как всегда, три места рядом. Но Риммы с ним не было.
— Что ты ей сказал вчера, Степан? — спросил я тихо, но жестко.
— Что не люблю ее, — вот что я ей сказал! И ни о чем больше не спрашивай. Гляди, Кока-то наш плох...
Как раз в эту минуту Коке дали отличный пас, а он даже не попал ногой по мячу.
— С поля Кутузова! — завопил, сложив ладони трубкой, наш сосед и вскочил, роняя с колен портфель, из которого посыпались бухгалтерские бланки, половина булки с колбасой и бумажные стаканчики.
И стадион подхватил и стал скандировать с торжествующим презрением:
— С по-ля! С по-ля!
Он был жесток, стадион. Он мгновенно забыл о том, сколько раз аплодировал этому высокому русому парню с такими талантливыми ногами.
Сейчас он видел только его позор и требовал его заменить. А Кока, отяжелевший от вчерашнего чешского пива и пришибленный несущимся отовсюду улюлюканьем, беспрестанно терял мяч и бил непонятно куда. И вдруг, собрав, видимо, все силы, он изумительно красиво перекинул мяч пяткой через голову самому себе на выход, перепрыгнул через подставленную ногу рыжего венгра и ударил уже почти с самой ленточки. Весь стадион, и веря и не веря, привстал, что-то крича и швыряя в воздух кепки, зонтики, плащи. Счет стал 1:1. И тут же раздался свисток судьи.
Венгры, присев на корточки, фотографировались в центре поля, а наши ребята в темных от пота футболках понуро пошли в раздевалку. И самым понурым был Кока, хотя он и спас команду от поражения... Нам стало жаль Коку: все-таки он был наш, с Четвертой Мещанской. Мы зашли к нему в раздевалку. Нас долго не пропускали, но потом пропустили. Все футболисты уже ушли, а Кока все еще мрачно сидел, закутавшись в мохнатое полотенце.
— Не будешь в следующий раз пить перед матчем! — сказал я. — А все-таки штуку ты здорово забил, Кока...
Он вдруг по-детски заулыбался.
— А это действительно ничего, кажется, вышло: пяткой через голову самому себе на выход. — И вдруг снова помрачнел.
Потом он стал одеваться. И с появлением на нем белой рубашечки, пестрого пиджака с разрезом позади, небесных брюк, остроносых мокасин и уже известного бронзового перстня снова превратился из грустного мальчишки в великого футболиста.







Entry #1 - Points: 28 - WINNER!
Marco Indovino (X)
Marco Indovino (X)
Italy
L’indomani sera io e Stepan ci trovammo allo stadio. I biglietti li avevamo comprati prima – tre posti vicini, come al solito. Stavolta però con lui non c’era Rimma.
“Che cosa le hai detto ieri, Stepan?” gli domandai con tono calmo ma severo.
“Che cosa le ho detto? Che non la amo! Ma basta domande adesso. Guarda, il nostro Koka sta male…”
In quello stesso istante gli servirono un’ottima palla, ma Koka non riuscì nemmeno a sfiorarla.
“Fuori Kutuzov!” si mise a urlare il nostro vicino con le mani a mo’ di megafono e, alzandosi di scatto, fece cadere la valigetta che aveva sulle ginocchia, rovesciando a terra fatture, mezzo panino col salame e bicchierini di plastica.
Lo stadio si unì al coro e in un misto di disprezzo ed euforia cominciò a scandire:
“Fuo-ri! Fuo-ri!”
Era spietato, lo stadio. In un attimo si era scordato di tutte le volte in cui aveva applaudito quel giovane alto e biondo dai piedi d’oro.
In quel momento scorgeva solo l’infamia di cui si era macchiato e ne reclamava la sostituzione. Ma Koka, provato dalla birra ceca del giorno prima e stordito dai “buu” provenienti da ogni direzione, continuava imperterrito a perdere la palla e a tirare non si sa bene dove. A un certo punto, invece, sembrò raccogliere tutte le sue forze, si portò avanti la palla con uno splendido colpo di tacco facendosela passare sopra la testa, superò in salto la gamba tesa di un ungherese dalla chioma fulva e si trovò a tirare a due passi dalla linea di porta. Tutto lo stadio si alzò in piedi quasi incredulo, urlando e lanciando in aria berretti, ombrelli e impermeabili. Il punteggio adesso era sull’1:1. Nello stesso istante sopraggiunse il fischio dell’arbitro.
Mentre gli ungheresi si facevano fotografare accovacciati in mezzo al campo, i nostri ragazzi, con le maglie madide di sudore, si avviarono a testa bassa verso lo spogliatoio. E il più abbattuto di tutti era Koka, nonostante avesse salvato la squadra dalla sconfitta… Ci dispiaceva per lui: in fondo era uno dei nostri, della Quarta Mešanskaja. Passammo a salutarlo nello spogliatoio. Quando finalmente si decisero a farci entrare, tutti i calciatori erano già andati via ad eccezione di Koka, che continuava a starsene seduto con l’aria cupa, avvolto nel suo asciugamano di spugna.
“La prossima volta evita di bere prima della partita!” gli dissi. “Comunque il gol era fenomenale, Koka…”
A quelle parole sorrise come un bambino.
“Ma sì, niente di che, davvero, un colpo di fortuna: uno smarcamento di tacco con la palla sopra la testa.” E subito tornò a incupirsi.
Quindi prese a vestirsi. E non appena gli apparvero addosso una camicia bianca, una giacca sgargiante con lo spacco dietro, dei pantaloni celesti, dei mocassini a punta e l’ormai celebre anello di bronzo, il ragazzino malinconico tornò a trasformarsi nel grande calciatore.



Entry #2 - Points: 4
Assiolo
Assiolo
Italy
Natalya Danilova
Natalya Danilova
Russian Federation
La sera dopo ci ritrovammo con Stepan allo stadio; i biglietti erano stati comprati in anticipo: come al solito, tre posti vicini. Ma Rimma con lui non c’era.

- Cosa le hai detto ieri, Stepan? - chiesi con voce pacata, ma dura.

- Che non la amo più, ecco cosa le ho detto. E non chiedermi nient’altro. Guarda, il nostro Coca non è in gran forma…

In questo preciso istante Coca ricevette un ottimo passaggio, ma non riuscì neanche ad agganciare la palla col piede.

- Kutuzov, via dal campo! – il nostro vicino balzò in piedi, urlando nella tromba delle mani accostate alla bocca e facendo cadere dalle ginocchia la cartella, dalla quale si rovesciarono a terra moduli contabili, mezzo panino al salame e bicchierini di carta.

Lo stadio si fece subito contagiare e attaccò, scandendo con fiero disprezzo:

- Vi-a! Vi-a!

Era crudele, lo stadio. Dimenticò all’istante quante volte aveva applaudito questo ragazzo, alto e biondo, con queste gambe così in gamba.

Ora vedeva solo la brutta figura che stava facendo ed esigeva che fosse sostituito. Mentre Coca, appesantito da una bella dose di birra ceca del giorno prima e disorientato dall’ululare beffardo proveniente da ogni dove, non faceva che perdere la palla e tirare a casaccio. All’improvviso, avendo raccolto, evidentemente, tutte le forze, in un modo incredibilmente bello fece un passaggio in profondità a se stesso, spingendo la palla col tallone sopra la propria testa, scavalcò la gamba dell’ungherese rosso, già pronta per uno sgambetto, e tirò, ormai quasi dalla linea. Tutto lo stadio, incredulo, si sollevò, gridando qualcosa e lanciando in aria cappelli, ombrelli, impermeabili… Il punteggio andò a 1:1.

Subito dopo si sentì il fischio dell’arbitro.

Gli ungheresi si accovacciarono al centro del campo per fare una foto, mentre i nostri, con le magliette scure di sudore, si avviarono, sconsolati, negli spogliatoi.

Il più abbattuto era Coca, sebbene avesse salvato la squadra dalla sconfitta. Ci fece compassione: in fin dei conti, era dei nostri, era della 4-a Meščanskaja. Entrammo da lui nello spogliatoio; dopo una lunga discussione ci fecero passare. Tutti i calciatori se n’erano già andati, mentre Coca stava ancora lì, seduto, rabbuiato, avvolto in un asciugamano di spugna.

- Così la prossima volta non ti azzardi a bere prima della partita, dissi io. – Però quel tiro lì è stato fichissimo!

Tutt’a un tratto lui sorrise come un bambino.

- Be’, in effetti, mi è venuto niente male: un passaggio in profondità a me stesso col tallone sopra la testa.

All’improvviso si rabbuio di nuovo.

Poi prese a vestirsi. E quando ebbe addosso una bella camicia bianca, una giacca variopinta con uno spacco dietro, pantaloni color cielo, mocassini dalle lunghe punte e il già noto pesante anello di bronzo, si trasformò di nuovo da un ragazzo triste in un grande calciatore.



Entry #3 - Points: 2
anonymous
La sera del giorno seguente, io e Stepan ci incontrammo allo stadio; avevamo comprato i biglietti in anticipo, come sempre, tre posti in fila. Ma Rimma non era con noi.
"Che cosa le hai detto ieri, Stepan?" gli chiesti con tono basso, ma fermo.
"Che non l'amo, ecco cosa le ho detto! E non chiedermi altro. Guarda, il nostro Koka mal..."
Proprio in quell'istante Koka aveva ricevuto un passaggio meraviglioso, ma lui era quasi caduto con la gamba sulla palla.
"Fuori Kutuzov!"iniziò a berciare il nostro vicino, teneva le mani come un megafono e e si alzò di scatto, facendosi cadere dalle ginocchia una borsa dalla quale uscirono moduli contabili, mezzo panino al salame e bicchieri di carta.
E lo stadio si sollevò e cominciò a scandire con disprezzo esultante:
"Fuo-ri! Fuo-ri!"
Era spietato lo stadio. Aveva dimenticato all'istante di aver applaudito tante volte questo biondino con i piedi così dotati.
Ora vedeva solo il suo disonore e pretendeva di cambiarlo. E Koka, appesantito dalla birra ceca del giorno prima e sconfortato dagli ululati che si diffondevano da tutte le parti, continuava a perdere la palla e a lanciarla chissà dove. E all'improvviso, dopo aver visibilmente raccolto tutte le forze, lanciò meravigliosamente bene la palla colla punta del piede sopra la testa da solo, questa passò attraverso le gambe aperte dell'ungherese fulvo e la colpì quasi dalla linea. Tutto lo stadio, tifosi o meno, si sollevò, urlando qualcosa e lanciando in aria berretti, ombrelli, impermeabili. il risultato era 1:1. E all'improvviso risuonò il fischio dell'arbitro.
Gli ungheresi, accucciati, si facevano fotografare al centro del campo, e i nostri ragazzi nell'ombra con le magliette sudate, si avviavano a testa china verso gli spogliatoi. E il più avvilito era Koka, anche se aveva salvato la squadra dalla disfatta... cominciammo a sentirci dispiaciuti per Koka: in fondo era dei nostro, dalla zona di 4° Meshchanskaja. Ci avviammo verso il suo spogliatoio. Inizialmente ci impedirono l'accesso, poi ci fecero passare. Tutti i giocatori se n'erano già andati, ma Koka era ancora lì cupo, imbacuccato nell'asciugamano peloso.
"La prossima volta non bere prima della partita" gli dissi. " E comunque faresti bene a dimenticare l'accaduto, Koka..."
Improvvisamente fece un sorriso fanciullesco.
"Ma sembra che questo non sia successo affatto: un colpo di punta in rovesciata proprio alla fine." E improvvisamente si adombrò di nuovo.
E poi cominciò a vestirsi. E quando su di lui apparvero la camicia bianca, la giacca variponta con lo spacco dietro, i pantaloni celesti, i mocassini appuntiti e il solito anello in bronzo, ecco che di nuovo il ragazzino corrucciato si trasformò nel grande calciatore.



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